lunedì 23 novembre 2009

un altro uomo (o lo stesso) si dà fuoco e osserva gli effetti del suo illuminarsi

Da zero alla metà della IIa traccia:

MA NO, guardi Signora mia, 'sta cosa della morte non è mica poi una grande grande cosa sa ? Certo un po' di fastidio la dà, non è cosa semplice semplice che scivola via così, come fosse acqua ma, tutto questo preoccuparsi...fino dalla nascita addirittura... voglio dire ..si è nati che sono appena... 4 anni forse? E già a sentirsela spiegare. Ma dall'alto di quale esperienza poi mettersi a spiegare la morte. MA aspettiamolo un poco di tempo a porsi il problema....C'è qualcos'altro? C'è qualcos'altro. DOPO.
Questo DOPO, tutti con questo DOPO... come se in effetti ci si potesse fare qualcosa, si potesse far esistere un DOPO...Ma poi, dico IO, uno per pessimo possa essere stato nel centinaio di anni che gli viene dato, ma deve essere proprio punito per l'eternità. Ma QUI qualcuno ha idea di quanto lunga sia l'ETERNITA'? Io mi ricordo che ero un bambino appena e mia madre con due occhi agitatissimi a spiegarmi che la tartaruga che che era volata dal balcone [che per altro IO avevo gettato dal balcone ] non si sarebbe più affacciata dall'acquario. MAI PIU'. E questo PERCHE' era morta. MORTA, MORTA, MORTA. Questo NON voler accettare che alla fine semplicemente c'è ...una fine. C'ho messo manco mezzo respiro IO a capire la questione. I-O!!! POI, SIGNORA vuole che le dica la verità ? IO, Camilla, la mia tartaruga l'ho salvata. SAL-VA-TA. Ha avuto miglior vita in quei quattro cinque secondi di volo che in quella decina di litri di esistenza. Due bracciate una parete. Due zampate una parete. 4 pareti.1 fondo e come cielo il soffitto della cucina. IO CAMILLA l'ho salvata da sé stessa. Ha capito Signora mia? CAMILLA come lei e come me la vita non se l'è potuta dare, ma CAMILLA neanche la morte se la poteva dare. IO e LEI, Signora mia, invece sì; la morte ce la possiamo dare. Avoja.
Insomma...la cosa mi infervora Signora un po'; abbia pazienza; ma da morto la questione di COME sono morto la prendo un pochino sul personale. MI PERDONA ? Ah grazie. Poi ascolto io la sua di morte. Glielo prometto, ma ora non mi interrompa. Insomma a 32 anni. NEANCHE un capello bianco, Signora. Neanche uno. Era di sabato, ero stato dal barbiere e mi ero tagliato i capelli, tornando a casa, c'era la mia macchina parcheggiata. Io spesso, sono...ERO mi perdomi... ERAVAMO dice? Sì, sì è vero però il rimbambito ERO/SONO io per cui, IO, ero un po' rimbambito e per cui a ME...non volevo darle della rimbambita mi capirà...A ME capitava di rimanere senza benzina. Alla 4a volta nel tentativo, vano, di difendermi da me stesso avevo comprato una tanica di plastica da 10 litri. Che tenevo in macchina. Me la faccio riempire dal benzinaio faccio quei pochi metri ed entro in casa. Una piccola casetta indipendente ereditata da una zia morta senza figli. Coi prezzi di oggi altrimenti Signora E QUANDO me la sarei potuta permettere una casa? Viviamo in Italia, una nazione che dei suoi giovani non vuole proprio sentirne parlare. Avessero mai delle idee e l'indipendenza economica per metterle in pratica. Uscissero di casa i ragazzi già 20 anni
e poi le MAMME di cosa camperebbero ? Di quali orgogli? Di quali ansie ? NOOOOOOOOO SIGNORAAAAAAAAAAAAA non voglio dire che voi mamme siete inutili. Sì ...Sì...Sì.. OK MA...Sì.. SI'VVABBENE... la FAMIGLIA è una istituzione sacra è vero...La Mamma è il CARDINE della famiglia Sì...Sì...Ha ragione lei...MA INSOMMA STAVO PARLANDO DELLA MIA MORTE MI VUOLE ASCOLTARE ??? ...Scusi scusi scusi a volte perdo il controllo ed alzo la voce... continuo allora...Mi perdoni, mi perdoni....Continuo; è meglio. Allora entro dentro casa e prendo un vecchio tappeto di design bianco e nero sostanzialmente, con una strana fantasia a cerchi concentrici tagliata la linee trasversali(design di IKEA Signora...Eh certo... SONO/ERO solo un piccolo programmatore con un lavoro dipendente. Che crede? Non ho mica i soldi IO...Non posso mica scegliere se evadere il fisco o meno IO...Sì cmq si trovano cose molto carine anche lì...Anche sua figlia COMPRA lì? Ma COMPRA o COMPRAVA ??? No no scusi, a volte faccio gaffe tremende...CMQ SIA E' vero alcune cose sono decisamente carine. Basta, basta , basta, insomma due punti prendo il tappeto e lo porto all'ingresso. Io all'ingresso ho messo un bell'armadio. L'ho voluto grande: 8 ante. NON si sa mai è vero ? Lo diceva anche la mia di mamma. Ah eccola lì. Poi gliela presento se vuole. Allora 8 ante di cui le centrali a specchio...che ingrandiscono l'ambiente, che era anche un po' buio in verità, e che mi permettevano anche di darmi una bella occhiata prima di uscire. A figura intera. Eh sì, questo mondo figlio di una estetica avida vorace ed insaziabile...Allora METTO il tappeto davanti e mi siedo a guardarmi. Non un capello bianco. Un poco di pancetta. MANCO TANTA le giuro. Dice che si intuisce che mento anche se ora che siamo incorporei ??? Touchè.Touchè. Ok non proprio poca pancia ma cmq un fisico piuttosto prestante. Con questo torace e queste spalle poi...Devo tagliare con le farneticazioni dice ? OK... taglio, taglio. ALLORA MI VERSO LA TANICA DI BENZINA SULLA TESTA e rimango un poco lì a fissarmi. No non ero indeciso sul da farsi e non avevo paura. DICE CHE AVEVO PAURA ? No GUARDI LE GIURO : ho avuto paura di un sacco di cose. Dell'opinione che gli altri potessero avere di me. Ho avuto paura dei brutti voti. Per un periodo anche dei cani; e delle bambole per un altro. Cadere da un ponte. Soprattutto cadere da un ponte. MA DELLA MORTE NOOOOOOO. E questo perchè ho sempre guardato alla faccia oscura della luna, invece che cercare un senso nella rassicurante parte bella impregnata di luce. L'ho cercato sull'altra faccia. E l'ho trovato. DOVE L'AVREI TROVATO L'ILLUMINAZIONE? Che strana domanda Signora...Cmq ne sono rimasto accecato in piazza Bra, a Verona, un paio di giorni prima di... passare dal benzinaio. Ero lì per lavoro e avevo appena comprato un gelato. Entravo sulla piazza da un strada laterale tenendo alla mia destra i due archi di accesso alla città antica. LA BAMBINA ???? E COME SA della bambina???

giovedì 19 novembre 2009

Bonus Track

In Giappone tra domani e l'altro domani.

Bonus Track

Episodio 7* di 6

Not the end, not the end
Just remember that death is not the end
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end.

La canzone era finita. Nonna e Nonno non si erano accorti di nulla, l'una perchè non era cerebralmente in grado, il secondo a causa della cataratta.
Ruggero si avvicinò all'ingegnere. Era riverso per terra in posizione fetale. Tremava. Il grande taglio trasversale sul torace faceva fuoriuscire un ruscello di sangue denso e scuro che inesorabilmente scorreva fino a formare una piccola pozza lì dove il declivio andava a terminare.
“ Non voglio neanche sapere se è esistito un uomo prima di me” gli disse Alasondro Altoneen come a consegnargli in un terrificante sforzo il suo testamento spirituale.
Ruggero sarebbe stata l'ultima persona che avrebbe visto vivo. La risposta fu uno sguardo incurante ed una sola parola : “Abbozza”.
Un sesto uomo, un tipo strano, bassotto e compatto scriveva incessamentemente su una moleskine, protetta dalla pioggia dal suo torace ipertrofico. Milvia gli puntò lo sguardo nell'anima.” Le tue opinioni sono brutte.”Disse. “Tutte”. Confermò. E chiuse.

* Le frasi evidenziate in corsivo sono state realmente pronunciate in terra giapponese da persone reali. I 6 episodi che compongo questo piccolo racconto vogliono cercare di inserijavascript:void(0)re queste battute altrimenti sparse e senza nessi in un contesto coerente. I personaggi che compaiono, fortemente caricaturati, non possono e non vogliono quindi avere alcuna attinenza con la realtà.

domenica 8 novembre 2009

Né per il mare, né per il bosco.

In Giappone tra domani e l'altro domani.

Né per il mare, né per il bosco.

Episodio* 6 di 6.

Ruggero sceso per ultimo dal treno era qualche metro indietro ed ancora pensava a come raggiungere la località di montagna dove avrebbero passato i prossimi due, tre giorni. Quell'idea non lo sconfinferava un granchè. Alla sua età alla vita chiedeva tonnellate e tonnellate e tonnellate di azione; alla meditazione tanto cara alla nonna lui non era proprio interessato. Guardò ancora la mappa. Giunse alla conclusione che non ci stava capendo pressochè nulla; frugò nella tasca destra dei suoi pantaloni, tirò fuori ed accese il suo I-Touch. Il lettore optò per l'ultima traccia di un album del '95, Murders Ballads e lui prese a canticchiarla.
” And all that you held sacred
Falls down and does not mend
Just remember That death is not the end...”

La versione del vecchio Nick Cave era sicuramente più convincente dell'originale di Dylan; Ruggero decise che come colonna sonora per i prossimi minuti poteva anche andar bene.
A qualche passo di distanza lo scintillio dell'acciaio di Sicilia brillava intenso in una giornata giapponese di sole.
Una vecchia tradizione accomuna Tokio e Catania, l'Etna ed il Fuji, i giardini zen ed i giardini di Naxos : la Katana che vede la luce diretta del sole deve bere il sangue dell'avversario. Tuttopube fece roteare la spada due volte sopra la sua testa, accennò due passi di charleston, terminando la figura in una posizione di attesa di assoluta perfezione e straordinario equilibrio.
Milvia guardandolo ammirata sospirò' "Secondo me tu hai le braccia da ragazzo degli anni '70". La nonna era evidentemente andata . Finita. Kaputt.
Ruggero continuava a cantare:
“When you're standing on the crossroads
That you cannot comprehend
Just remember that death is not the end”.

Altoneen si accovaccò e mettendosi a frugare nel suo zaino tirò fuori due antichi bastoni. Un ghigno atroce si dipinse sul suo volto. Il discendente del gigante miope morto di trauma cranico era lui, l'ingegnere Alasondro Altoneen.
Millenni di storia, di allenamento, di sudore si preparavano alla battaglia definitiva in un parcheggio giapponese, tra una Daihatsu Tanto, due crossover Toyota, una Honda Civic 3 porte, un albero rinsecchito ed un treno giallo fermo; nè il mare per platea, né un bosco centenario a circoscrivere il ring; solo uno squallidissimo e qualunque parcheggio .
Altrettanto fermo in una posizione di stabile allerta, un braccio davanti allo sterno e il secondo, il destro, lungo la gamba sinistra. Alasondro teneva ben stretti i due bastoni.
“Anni ed anni di Wing Chung” disse a voce bassa” Tutti i giorni mi sono allenato contro quello stupido pupazzo di legno” ansimava e schiumava rabbia fissando la lama sguainata “nel silenzio e nell'ombra ho perfezionato il mio Kali. Ho combattuto e vinto i 4 maestri; ho preso a calci in culo il signore del Sikaran. E a schiaffi quello del Panantukan. Ho umiliato il maestro del Hubud Lubud e sconfitto in soli 30 secondi il grande lottatore Dumog .”fece una pausa “Io sono immortale”concluse pronunciando le ultime parole con estrema lentezza; buttò poi gli occhi direttamente dentro quelli dell'avversario.
“Tuttopube”gridò“Sei tuttomorto” .
“Oh guarda i Buddhini”esclamò la nonna affrettando i passi verso un altare poco lontano. A lei quanto stava accadendo poteva anche interessare alla fine ma, alla sua demenza senile evidentemente no; preferiva altro. Prese Ruggero per la mano portandolo via.”Lo shintosimo ? Me piace sempre di più lo shintoismo. E' tozzo!" disse il ragazzo. Poi continuò a cantare :
“ When the storm clouds gather round you
And heavy rains descend
Just remember that death is not the end
And there's no-one there to comfort you
With a helping hand to lend
Just remember that death is not the end ...”

Il cielo si era improvvisamente coperto di nubi dense e minacciose. L'ingegner Altoneen fece la prima mossa lanciandosi velocissimo contro Tuttopube. I suoi Sinawali si muovevano velocissimi attorno al corpo che si contorceva senza offrire alla vista alcun riferimento stabile. Il segreto della sua arte era il movimento rotatorio sull'asse centrale. Tanto veloce quanto letale. Muovendosi faceva sibilare i bastoni nell'aria quasi a ferirla, a violentarne la stabilità. Sembrava un tifone del Pacifico. Irreversibile. Infinito.
Tuttopube mosse la Katana. Un movimento secco e frontale da destra in alto verso sinistra in basso.
“Dio. Porce ”.


* Le frasi evidenziate in corsivo sono state realmente pronunciate in terra giapponese da persone reali. I 6 episodi che compongo questo piccolo racconto vogliono cercare di inserijavascript:void(0)re queste battute altrimenti sparse e senza nessi in un contesto coerente. I personaggi che compaiono, fortemente caricaturati, non possono e non vogliono quindi avere alcuna attinenza con la realtà.

domenica 1 novembre 2009

sabato 31 ottobre 2009

TuttoPube il Katanese

I Sentieri della nonna, in Giappone tra domani e l'altro domani

"TuttoPube il Katanese"
Episodio* 5 di 6

Il treno era arrivato ma il viaggio era ancora lungo; raccolti gli zaini e scesi pochi scalini una nuova biglietteria attendeva i sei compagni di viaggio. Qui andò in onda la solita scenetta: ognuno per affermare la propria sagacia sosteneva la propria idea su quale fosse la direzione giusta quale il corretto autobus, il percorso più veloce o quello più economico; solo l'ingegnere, stanco di risolvere continuamente problemi non partecipava alla gara lasciando compagni carta bianca su tutto. Se ne stava in disparte e guardandosi attorno pensava tra sé e sé "Mado' sono il più alto della stazione. Nessuno è più alto di me. Questo che vantaggio sociale mi dà ?"
Milvia si era gettata su una sua coetanea giapponese chiedendole informazioni su come recarsi sull'isola di Mihajima che lei si ostinava a chiamare the Monkey's island. La signora Midori dopo aver frugato incessantemente tra le sue memorie alla ricerca di una improbabile isola delle scimmie ebbe una fortunata ispirazione “No Monkeys!!! Bambies !!! Bambie's island!!!” le indicazioni successive non furono ulteriormente ascoltate anche perchè il gruppo non si stava recando su nessuna stupida isola; quello specifico luogo, Mihajima, peraltro era stato già visto qualche giorno prima ma le capacità cerebrali di Milvia avevano definitivamente ceduto alla stanchezza, le sillabe tendevano a fondersi tra di loro e qualunque sua affermazione era di fatto un accozzaglia di suoni priva di significato.
Un secondo tentativo di dirottare il gruppo verso Shinjo, fu stoppato a pochi metri da Milvia dall'ingegnere che aveva, evidentemente e finalmente, una risposta sui vantaggi sociali della sua altezza “No Shinjo no, nè Toposhinjo né altrove tu dica di andare,” Affermò categorico. Tuttopube che per l'ennesima volta si sentiva contraddire mise mano immediatamente alla sua Katana a serramanico.
Lo scintillio dell'acciaio di Sicilia brillò in una giornata giapponese di sole.
Quella spada forgiata direttamente da Efesto, o almeno così si diceva, nelle segrete fucine dell'Etna, aveva passato indenne generazioni di Tuttipube per finire tra le sue mani, ultimo erede di una tradizione di vendette brutali, giustizia ordalica e fiumi di sangue arterioso.
La leggenda voleva che il Dio greco, convinto da Prometeo a creare l'arma più letale che si potesse maneggiare, a seguito dell'incatenamento del suo committente ad una montagna si decise a regalare a due viaggiatori le armi prodotte dalla sua incudine, dal suo martello e dal suo claudicante talento.
Una prima persona, un uomo incredibilmente alto, scelse i bastoni Filippini; al secondo, l'avo di Tuttopube per l'appunto, non rimase che la katana. Prometeo che però aveva richiesto un' arma ed una sola, profetizzò dalla montagna che una delle due avrebbe un giorno vicino o lontano, provato la sua superiorità sull'altra.
Lo scontro a memoria umana non ebbe mai luogo.
L'uomo dei bastoni filippini fu assoldato dai Pigmei che erano impegnati nella loro lunga guerra contro; un giorno, tornando da una battaglia , stanco ma soprattutto disabituato alle dimensioni delle abitazioni di quel remoto paese, , sbattè violentemente la testa contro la traversa di una porta e morì; per quanto si sostenesse quell'uomo avesse un figlio e che quel figlio fosse con lui al suo spirare non ci fu modo di rintracciare né il ragazzo né i bastoni.
Efesto cui doveva comunque esser nota la risposta d'altro canto non risolse la questione; la scomparsa del politeismo di matrice greco-romana dall'orizzonte culturale europeo fece il resto annegando definitivamente quesito e soluzione nelle melmose acque dell'oblio. Melmose almeno fino a quel momento.
Ti uso come boa di carne” gridò ad Altoneen puntandogli contro la mai vinta lama.
“Io sono Tuttopube il Katanese ed ora anche tu proverai l'eleganza del dolore”
L'alba di un ghigno tutt'altro che sorpreso illuminò il volto dell'ingegnere.

A sabato prossimo per il quinto episodio : Nè per il mare, nè per il bosco.

* Le frasi evidenziate in corsivo sono state realmente pronunciate in terra giapponese da persone reali. I 6 episodi che compongo questo piccolo racconto vogliono cercare di inserijavascript:void(0)re queste battute altrimenti sparse e senza nessi in un contesto coerente. I personaggi che compaiono, fortemente caricaturati, non possono e non vogliono quindi avere alcuna attinenza con la realtà.

sabato 24 ottobre 2009

Tra i pensieri di Montemario [4]

I Sentieri della nonna, in Giappone tra domani e l'altro domani

"Tra i pensieri di Montemario."

Episodio* 4 di 6

“Vale una promessa fatta ad un sogno?” Montemario respirava profondamente; la vista annebbiata da una cataratta che raramente gli lasciava tregua e che comunque non gliel'avrebbe lasciata ora.
“Vale una promessa fatta ad un sogno?” Era una domanda che si era posto tanti decenni fa in un viaggio del quale i ricordi si erano fusi e nascosti in un monoblocco così impenetrabile che Mikkeli non sapeva più se era in Finlandia, Norvegia o Tanzania. La Tanzania la escluse poi per non esserci mai stato ma al momento faceva rima quindi poteva far parte della lista. Quanto lo avevavno affascinato i suoni, i ritmi e le rime. Tanti anni. Tanti anni fa.
La risposta doveva essere no. Una promessa fatta ad un sogno non vale. O non dovrebbe valere vista l'inesauribile forza d'animo necessaria e francamente, pensava, anche incompatibile con la gestione di Milvia cui da qualche anno si era aggiunto anche il povero Ruggero. Non c'era più spazio neanche per pensare ad aspirare ad essere felici, figuriamoci esserlo per davvero. Pochi minuti prima aveva ri-salvato la vita alla moglie che cercando di fotografare un furetto indietreggiando piano piano aveva portato i capelli alla portata della sigaretta di un inconsapevole e distratto ragazzo giapponese. Non farle prendere fuoco alla nuca era stata impresa titanica. La cataratta era implacabile ma almeno stavolta era stata un filo più debole delle sue ancora invidiabili attenzione ed agilità. “Don't touch my brain” le aveva detto stizzita la moglie inizialmente e “"E' questo quello che intendi quando dici che devi badare alla mia vita costantemente ?" le aveva chiesto poi, molto amorevole.
“La pazienza è una virtù morta” bofonchiò tra sé e sé prima di rituffarsi nel suo silenzio, al riparo dei suoi pensieri a frugare trai i ricordi che erano come prima sempre a Mikkeli; più precisamente all'ingresso di un piccolo chalet sulle rive di uno dei mille laghi.
Non deludermi le aveva chiesto quel sogno. E lui in una notte finlandese “ Sì era la Finlandia, c'era la sauna all'ingresso dello chalet” si era ricordato, aveva promesso che non l'avrebbe fatto, che non avrebbe deluso in quel sogno la persona che glielo aveva chiesto, che non si sarebe deluso di se stesso. Quale fosse il volto cui promise quella sciocchezza invece non lo ricordava; né il nome e neanche per cosa lottare sempre e per cosa non mollare mai.
“Che scemenza, che scemenza” borbottava.
Comunque sia, la risposta era no. Una promessa fatta ad un sogno non vale.”Morirà la promessa. Meglio a lei che a me” pensava. Morirà il sogno.
Molto vivi invece erano Altoneen e Tuttopube : un presente immeritabile anche per chi come lui uccideva i suoi sogni.
“Pisellami! Ti sta dicendo quell'uccello.” Urlò Tuttopube indicando l'ennesimo airone sull'ennesimo torrente. “ Quello che hai detto è incongruente e contronatura” Rispose l'ingegnere alterato.
” Un presente immeritabile” pensò l'anziano Montemario.
Nel frattempo Milvia stava parlando al quattordicenne “Lo sai , caro, la nonna non ha la capacità di astrazione tra la carta e la realtà”
”Nonna, quello che hai detto non significa un cazzo”. Rispose Ruggero.
Ecco.
Per l'appunto.
Immeritabile.
Montemario borbottò tristi ed incomprensibili parole. “Dicevi qualcosa tesoro ?” Le chiese la nonna. “La pazienza è una virtù morta” rispose, quasi gridando. Poi sospirò amaramente "ll matrimonio è cercare di risolvere in due i problemi che non avresti da solo."


A sabato prossimo per il quinto episodio : Tuttopube il Katanese.


* Le frasi evidenziate in corsivo sono state realmente pronunciate in terra giapponese da persone reali. I 6 episodi che compongo questo piccolo racconto vogliono cercare di inserijavascript:void(0)re queste battute altrimenti sparse e senza nessi in un contesto coerente. I personaggi che compaiono, fortemente caricaturati, non possono e non vogliono quindi avere alcuna attinenza con la realtà.

sabato 17 ottobre 2009

La Pollopopea [3]

I Sentieri della Nonna : in Giappone tra domani e l'altro domani.

"La Pollopopea : Ruggero Vs Nonna Milvia."
Episodio 3 di 6



“Certo,due spaghetti alla sayonara ora ci starebbero proprio bene ”. Ruggero dava i primi, confusi, segni di appetito. “O anche un bel bicchiere di sushi vicino casa”pensò sfregandosi le mani. Erano quasi arrivati alla stazione “Nonna stai dormendo ?”disse poi rivolgendosi a Milvia.
“No, Ruggero caro. Sono sveglia come una faina.”rispose Nonna Milvia tradendo con la scelta del sostantivo le sue reali condizioni.
Ruggero comprese immediatamente il momento di scarsa lucidità della nonna e volle cogliere l'occasione di vendicarsi della precedente figuraccia trasferendo sulla anziana signora il ridicolo di cui si era coperto lui precedentemente. Il destino che è Dio maligno però, lo attendeva già, armato di sigaretta, pazienza e delle scarpe arancioni. Una mera questione di tempo.
Così cominciò vendicativo. “Sai nonna qui è tutto così diverso...siamo sempre stati trattati così bene. Abbiamo mangiato benissimo...”
E fino a qui tutto bene.
“La cordialità delle persone... l' accoglienza “
Fin qui tutto bene
“L'efficienza... la puntualità”
Tutto bene, tutto bene.
“Il calore...”
Il problema non è la caduta
Il turista qui è sacro. Non come è in Europa :”
Ma l'atterraggio :
Un pollo da mungere”.
Ruggero era partito con un clamoroso autogoal ma la nonna le era buon pari e dall'alto della sua saggezza cominciò a pontificare “E 'vero, bambino mio.” rispose “In Europa si arrampicano sugli spigoli pur di mungere i polli ”.
Pareggio: Ruggero uno, Nonna uno.
“Ma in fondo è colpa nostra,” continuò “che non riusciamo a farci rispettare e se è così questo, vedi ...”
Era In piena zona Cesarini; stava preparando la zampata della campionessa :
Questo significa che siamo veramente dei polli da allattare.”
La Nonna sconfiggeva Ruggero 2 a 1 ma, Milvia, era noto, quando ci si metteva era veramente imbattibile. Una, forse l'unica, bestia antropomorfa cui era indiagnosticabile l'Alzaimher perchè, anche ad esserne affetti, la malattia non avrebbe comportato visibili variazioni rispetto alla abituale condotta fisica e verbale.
Ruggero era tronfio di un sorriso pieno di soddisfazione; la nonna invece ignara del senso di quanto accaduto cercava un fazzoletto con il quale asciugare un rivolo di bava all'angolo sinistro della bocca. Uu uomo sovrappeso e la sua rugiada, le venne in soccorso con il suo asciugamanino e la sua smisurata pazienza. Era Nonno Montemario che seduto lì al fianco di Nonna Milvia ne controllava sempre le condizioni psicofisiche cercando di sostenerla per come un anziano amore potesse ancora ancora fare.
Rimesso a posto l'asciugamano Nonno tornò a fissare il vuoto nello stesso punto di prima interrotto dai regolari sussulti di quel piccolo treno locale che ne spostavano lo sguardo un poco più alto, un poco più a destra. Un poco più in alto. Un poco più a destra.


* Le frasi evidenziate in corsivo sono state realmente pronunciate in terra giapponese da persone reali. I 6 episodi che compongo questo piccolo racconto vogliono cercare di inserire queste battute altrimenti sparse e senza nessi in un contesto coerente. I personaggi che compaiono, fortemente caricaturati, non possono e non vogliono quindi avere alcuna attinenza con la realtà.

domenica 11 ottobre 2009

In treno verso Kamikochi [2]

I Sentieri della Nonna : in Giappone tra domani e l'altro domani.


“In treno verso Kamikochi .”
Episodio* 2 di 6.

"Ho già analizzato questo problema: si tratta di un cambio logico e non fisico" La frase fu seguita da un silenzio di convinta ammirazione ed anche il vagone del treno sembrava improvvisamente essersi rischiarato di una luce di cristallina intelligenza.

Pur di essere rassicurate le persone riterrebbero valida qualunque affermazione e questa, pur priva di un significato reale, venne accolta con generale soddisfazione. Non era necessario scendere dal treno, caricarsi di nuovo gli zaini sulle spalle, litigare a voce alta davanti ad una mappa o trovarsi di fronte, di nuovo, un' altra timetable vergata unicamente in giapponese. Si sferragliava tranquilli verso la valle di Kamaguchi, infilata dalle locali divinità tra le Alpi giapponesi occidentali. Od orientali forse.

Rassicurati i compagni di viaggio, l'ingegnere si rituffò nel suo dolcetto, acquistato pochi minuti prima in un minimarket . “Sembra di mangiare una nuvola” pensava deliziato.

Quanto fa 9400 ?”. Un ottusa oscurità ripiombò velocissima nel vagone. Ruggero, il quattordicenne tutto moda e pantaloni corti, già da tempo impastato tra pensieri evidentemente impegnativi, volendo sapere a quanto corrispondessero in euro 9400 yen, aveva eliminato dalla domanda le parti che riteneva superflue. La risposta gli venne saldata in risate e non in numeri; impermalosito ma non domo, puntando i suoi occhi verdi e inferociti verso la persona che rideva nella maniera più sguaiata, quella con un corpo di scimmia ed una testa di cazzo, e dopo aver ripetuto tra sé e sé il suo mantra “ Io porto la luce e la ragione con i miei miti e le mie fantasie.” passò alle minacce “per 10 minuti ti dò ancora alito...”. Le tenebre già dense si fecero ancora più fitte, le risate altissime. Ruggero comprese il momento ed optò per la frustrazione ed il silenzio dirigendo gli occhi oramai sconfitti sul paesaggio che sfuggiva lentamente .

Sui finestrini del treno le risaie scorrevano veloci, alternate prima a piccoli cimiteri, poi a monotoni quartieri di villini a 2 piani. Ogni tanto un airone si posava su uno specchio d'acqua; sostava con fare sicuro, infilava il becco nell'acqua, e poi, presumibilmente sazio, riprendeva il suo volo..

L'ingegnere stava sostituendo il suo Sigma 17 X 70 con il 70 X 200, un obiettivo cui la forma allungata e cilindrica aveva portato in dote il nomignolo di “pisellone”. Dopo aver fatto qualche scatto, un suo compagno di viaggio,un ragazzo prolisso, afroeuropeo ed ipertricotico, gli chiese di poter far qualche fotografia con la sua attrezzatura; dopo aver soppesato tutto quel ben di Dio, indeciso sul da farsi e con la mente tra tasti, rotelle e scritte minuscole alzando lo sguardo "Come funziona la macchinetta?" chiese; caustico l'ingegnere rispose "Devi metterci l'occhio dentro". Tuttopube sentendosi punto sull'orgoglio, squadrò l'ingegnere e motivato a riportare la battaglia dialettica su un terreno a lui più congeniale“ "Di solito gli alti e secchi ce l'hanno grosso...facciamo una gara ?" Ribattè. L'ingegner Altoneen non raccolse la provocazione; quando Tuttopube partiva così poi era impossibile fermarlo ed il repertorio era per lo più già noto; affermazioni come "Non ho le mutande, stasera sono pronto all'uso" e "Tra moglie e marito non mettere un negro" erano già state riciclate più volte. Un sorriso di circostanza e l'I-pod sarebbe stati sufficienti.

Nonna Milvia intanto, guardando distratta alle facezia dei compagni,si era completamente concentrata nel cercare di sciogliere tutti quei piccoli nodi che facevano di quel viaggio un ganglo di emozioni senza soluzione; l'età avanzata non l'aiutava ma si consolava pensando che la lucidità in fondo le era mancata sempre. Pensava ad Hiroshima incontrata in un tramonto d'agosto, pensava alle 1000 gru di Sadako ed ai suoi occhi commossi. Pensava alla grazia distante di Tsuwano dove le sue orecchie si erano placate all'ombra del silenzio di 2000 Torii rossi.

"Comunque me sa che se vinco al superenalotto me faccio tutti i denti d'oro" L'ingegnere resisteva e Tuttopube cercava di accentrare, ancora ed invano, l'attenzione su di sè.

Pensava alle colline di Nara, ad una bellissima giornata di sole, ai cervi liberi e mansueti che le sue mani d'ottuagenaria stanche e rugose avevano accarezzato in continuazione. Pensava agli incensi penetranti che l'avevano indotta in una lunga meditazione sul segreto senso della sua timida esistenza nel tempio Todai-ji di Kyoto .

"Secondo me se cagassi saresti meno alto" Tuttopube nel frattempo continuava la battaglia con l'ingegnere passando a deriderne le stitichezze.

La nonna apparentemente immune agli altrui eventi intestinali continuava a fantasticare . Solo un lieve senso di disgusto appesantiva il suo sguardo.





* Le frasi evidenziate in corsivo sono state realmente pronunciate in terra giapponese da persone reali. I 6 episodi che compongo questo piccolo racconto vogliono cercare di inserire queste battute altrimenti sparse e senza nessi in un contesto coerente. I personaggi che compaiono, fortemente caricaturati, non possono e non vogliono quindi avere alcuna attinenza con la realtà . Insomma, amici miei, nessuno si senta offeso; a parte il tipo col corpo di scimmia ovviamente.

sabato 3 ottobre 2009

Excellent...















Burns: Some men hunt for sport,
Others hunt for food,
The only thing I'm hunting for,
Is an outfit that looks good...

See my vest, see my vest,
Made from real gorilla chest,
Feel this sweater, there's no better,
Than authentic Irish setter.

See this hat, 'twas my cat,
My evening wear - vampire bat,
These white slippers are albino
African endangered rhino.

Grizzly bear underwear,
Turtles' necks, I've got my share,
Beret of poodle, on my noodle
It shall rest,

Try my red robin suit,
It comes one breast or two,
See my vest, see my vest,
See my vest.

Like my loafers? Former gophers -
It was that or skin my chauffeurs,
But a greyhound fur tuxedo
Would be best,

So let's prepare these dogs,
Mrs. Potts: Kill two for matching clogs,
Burns: See my vest, see my vest,
Oh please, won't you see my vest

Electronic-714

Playlist della settimana - 714a









Dub Psychosis - Placebo-Rare
Bumper Ball Dub (Karmacoma) - Massive Attack Vs. Mad Professor - No Protection
Idioteque - Radiohead- Kid A
Around the World- Daft Punk - Homework
All Mine - Portishead - Portishead
Girls - Death In Vegas - Lost In Translation soundtrack
Machete - Moby - Play
Inertia Creeps - Massive Attack - Mezzanine
Body Movin' (Fatboy Slim mix) - Beastie Boys - Body Movin' Remix CD
Feeling Good - My Brightest Diamond - Dark Was The Night

sabato 19 settembre 2009

Haruki Murakami & Bob Dylan

Pensai alla pioggia anch'io. Una pioggerella tanto fine che non si capiva se piovesse o no. Però pioveva. La pioggia bagnava le lumache, le siepi, le mucche. Nessuno poteva fermarla. Nessuno poteva evitarla. Cadeva in modo imparziale, indefinitamente.
Alla fine divenne una confusa cortina opaca che mi offuscò la coscienza.
Il sonno arrivò.
Ora avrei ritrovato tutto ciò che avevo perso, mi dissi. Una volta l'avevo smarrito, ma non era andato perso. Chiusi gli occhi e mi abbandonai a quel sonnno profondo. Bob Dylan cantava A Hard Rain's A Gonna Fall.

Oh, where have you been, my blue-eyed son?
Oh, where have you been, my darling young one?
Ive stumbled on the side of twelve misty mountains,
Ive walked and Ive crawled on six crooked highways,
Ive stepped in the middle of seven sad forests,
Ive been out in front of a dozen dead oceans,
Ive been ten thousand miles in the mouth of a graveyard,
And its a hard, and its a hard, its a hard, and its a hard,
And its a hard rains a-gonna fall.

Oh, what did you see, my blue-eyed son?
Oh, what did you see, my darling young one?
I saw a newborn baby with wild wolves all around it
I saw a highway of diamonds with nobody on it,
I saw a black branch with blood that kept drippin,
I saw a room full of men with their hammers a-bleedin,
I saw a white ladder all covered with water,
I saw ten thousand talkers whose tongues were all broken,
I saw guns and sharp swords in the hands of young children,
And its a hard, and its a hard, its a hard, its a hard,
And its a hard rains a-gonna fall.

And what did you hear, my blue-eyed son?
And what did you hear, my darling young one?
I heard the sound of a thunder, it roared out a warnin,
Heard the roar of a wave that could drown the whole world,
Heard one hundred drummers whose hands were a-blazin,
Heard ten thousand whisperin and nobody listenin,
Heard one person starve, I heard many people laughin,
Heard the song of a poet who died in the gutter,
Heard the sound of a clown who cried in the alley,
And its a hard, and its a hard, its a hard, its a hard,
And its a hard rains a-gonna fall.

Oh, who did you meet, my blue-eyed son?
Who did you meet, my darling young one?
I met a young child beside a dead pony,
I met a white man who walked a black dog,
I met a young woman whose body was burning,
I met a young girl, she gave me a rainbow,
I met one man who was wounded in love,
I met another man who was wounded with hatred,
And its a hard, its a hard, its a hard, its a hard,
Its a hard rains a-gonna fall.

Oh, whatll you do now, my blue-eyed son?
Oh, whatll you do now, my darling young one?
Im a-goin back out fore the rain starts a-fallin,
Ill walk to the depths of the deepest black forest,
Where the people are many and their hands are all empty,
Where the pellets of poison are flooding their waters,
Where the home in the valley meets the damp dirty prison,
Where the executioners face is always well hidden,
Where hunger is ugly, where souls are forgotten,
Where black is the color, where none is the number,
And Ill tell it and think it and speak it and breathe it,
And reflect it from the mountain so all souls can see it,
Then Ill stand on the ocean until I start sinkin,
But Ill know my song well before I start singin,
And its a hard, its a hard, its a hard, its a hard,
Its a hard rains a-gonna fall.

giovedì 17 settembre 2009

la persistenza della memoria :


















uno sguardo alle vecchie mollezze in attesa di tempi migliori.
  • R.A.T.M. - Rage against the machine
  • AENIMA - Tool
  • ACHTUNG BABY - U2
  • SUPERUNKNOWN - Soundgarden
  • THE DOWNWARD SPIRAL - N.I.N.
  • ABOVE - Mad Season
  • LET LOVE IN - Nick Cave and the bad Seeds
  • BONE MACHINE - Tom Waits
  • ABBEY ROAD - The Beatles
  • OVUNQUE PROTEGGI - Vinicio Capossela
  • PAOLO CONTE - THE BEST OF - 1996 - Paolo Conte
  • OK COMPUTER - Radiohead
  • PLAY - Moby
  • MEZZANINE - Massive Attack
  • BEST SONG ? La domanda è cretina; la risposta molto meno :" Shine on you crazy diamond" integrale, sezioni I-IX - Pink Floyd 1974
"Il desiderio si concretizzò: durante le session di registrazione, comparve uno strano personaggio; grasso, testa e sopracciglia rasate a zero, con in mano uno spazzolino da denti, la figura saltellava come a volersi strofinare i denti muovendo il corpo contro lo spazzolino fermo.
Il gruppo continuò a suonare. Quando capì di avere davanti un irriconoscibile Syd, Roger Waters scoppiò in lacrime.
Fu quella una delle poche volte in cui il fantasma si materializzò.
Per il resto, la sua assenza e il suo silenzio furono forse più eloquenti delle sue parole e della sua musica."

domenica 6 settembre 2009

ed un pensiero alla vacanza del prossimo anno






















Lei è bella, lo so
è passato del tempo e io
ce l’ho nel sangue ancor…
e vorrei e vorrei
ritornare laggiù da lei,
ma so che non andrò
questi son sentimenti di contrabbando
meglio star qui seduto
guardare il cielo davanti a me…


Messico e nuvole,
la faccia triste dell’America
e il vento suona la sua armonica
che voglia di piangere ho…


Intorno a lei, intorno a lei
una chitarra risuonerà
per tanto tempo ancor…
è il mio amore per lei
che i suoi passi accompagnerà
nel bene e nel dolor…
questi son sentimenti di contrabbando
meglio star qui seduto
guardare il cielo davanti a me…

Messico e nuvole…

Chi lo sa come fa
quella gente che va fin lá
a pronunciare un sì, ma…
mentre sa che è già
provvisorio l’amore che
c’è, si, ma forse no…
queste son situazioni di contrabbando
meglio star qui seduto
guardare il cielo davanti a me…

Messico e nuvole…

martedì 11 agosto 2009

Il 2° funerale di Naoko

























___________________________Reiko's Playlist____________________________

Henry Mancini
Dear heart


The Beatles
Norvegian Wood
Yesterday
Michelle
Something
Here comes the sun
The fool on the Hill
Penny Lane
Blackbird
Julia
When I'm sixty four
Nowhere Man
And i love her
Hey Jude


The drifters
Up on the Roof


Ravel
Pavane pour une infantè defunte


Debussy
Claire de Lune


Bacharach
Close to you
Raindrops keep falling on my head
Walk on by
Wedding bell blues



Bossa Nova, Rodgers and Hart, Gershwin, Bob Dylan, Ray Charles, Carole King,

Beach Boys, Stevie Wonder, Ue wo muite aruko, Blue velvet, Green fields, Eleonor Rigby



_____________Norvegian Wood _______________________




venerdì 10 luglio 2009

Alfa/Beta/Gamma/Delta/Epsilon - la croce del sud









Once a jolly swagman camped by a billabong,
Under the shade of a coolibah tree,
And he sang as he watched and waited 'til his billy boiled
"Who'll come a-Waltzing Matilda, with me?" Waltzing Matilda, Waltzing Matilda
Who'll come a-Waltzing Matilda, with me
And he sang as he watched and waited 'til his billy boiled,
"Who'll come a-Waltzing Matilda, with me?"

Along came a jumbuck to drink at the billabong,
Up jumped the swagman and seized him with glee,
And he sang as he stowed that jumbuck in his tucker bag,
"You'll come a-Waltzing Matilda, with me".

Waltzing Matilda, Waltzing Matilda
Who'll come a-Waltzing Matilda, with me
And he sang as he set that jumbuck in his tucker bag,
"You'll come a-Waltzing Matilda, with me?".

Up rode the squatter, mounted on his thoroughbred,
Down came the troopers, one, two, three,
"Whose is that jumbuck you've got in your tucker bag?"
"You'll come a-Waltzing Matilda, with me".

Waltzing Matilda, Waltzing Matilda Who'll come a-Waltzing Matilda, with me "Whose is that jumbuck you've got in your tucker bag?", "You'll come a-Waltzing Matilda, with me?".

Up jumped the swagman, leapt into the billabong,
"You'll never catch me alive," said he,
And his ghost may be heard as you pass by the billabong,
"Who'll come a-Waltzing Matilda, with me".

Waltzing Matilda, Waltzing Matilda Who'll come a-Waltzing Matilda, with me And his ghost may be heard as you pass by the billabong,
"Who'll come a-Waltzing Matilda, with me?"

sabato 27 giugno 2009

del mondo

E' stato un tempo il mondo giovane e forte,
odorante di sangue fertile,
rigoglioso di lotte, moltitudini,
splendeva pretendeva molto...
Famiglie donne incinte, sfregamenti,
facce gambe pance braccia...

Dimora della carne, riserva di calore,
sapore e familiare odore...
E' cavità di donna che crea il mondo,
veglia sul tempo lo protegge...
Contiene membro d'uomo che s'alza e spinge,
insoddisfatto poi distrugge...

Il nostro mondo è adesso debole e vecchio,
puzza il sangue versato infetto...

E' stato un tempo il mondo giovane e forte,
odorante di sangue fertile...
Dimora della carne, riserva di calore,
sapore e familiare odore...
Il nostro mondo è adesso debole e vecchio,
puzza il sangue versato infetto...

Povertà magnanima, mala ventura,
concedi compassione ai figli tuoi...
Glorifichi la vita, e gloria sia,
glorifichi la vita e gloria ...

E' stato un tempo il mondo giovane e forte,
odorante di sangue fertile...
Famiglie donne incinte, sfregamenti,
facce gambe pance braccia...

mercoledì 10 giugno 2009

discorso pre-partita n°1


P.S. non c'ero lunedì per problemi alla schiena quindi non mi permetto di giudicare nè esito nè comportamenti.
Una cosa voglio dirla però : io come Mr. sono quello che sono, la calvizie, la trippa e la forfora avanzano tutte inarrestabili, e qualche scelta tecnica a posteriori posso dirvi che non so come ho potuto tirarla fuori dal cilindro. Evidentemente devo avere anch'io, come il fish, un gemello nascosto dentro. Ricordo un Dottore Terzino sx, esperimento piuttosto curioso, ed un tentativo di 4 -1- 4-1 tentativo ancor più bizzarro in cui la gente sbatteva l'una contro l'altra. Boh ! Manco a li cani verrebbe da dire. Però ricordo anche di essermi divertito tanto e so che quando prima di giocare ci diamo tutti la mano, beh forse ci sono posti migliori in cui stare, ma lì ho scelto di essere e lì io sono un po' felice. Un po' più felice. Anche dopo un 9a0, è sempre un onore far parte di un gruppo di impazziti che pur perdendo spesso non manda affanculo me ed indomito va a giocare un'altra partita, dove probabilmente perderà. Ancora.
Ecco: domani possiamo perdere ancora, lunedì ancora una volta, e giovedì chiudere la stagione. Ancora. Perdendo ancora.
Oppure.
Beh se abbiamo un oppure dentro signori, domani è il nostro giorno.
Daje Renoize

domenica 24 maggio 2009

Come passare l'estate


Il Vortice di Naruto (鳴門の渦潮 Naruto no Uzushio?) è un vortice che si forma nello stretto di Naruto.

Lo stretto di Naruto ha una larghezza di circa 1,3 km; lo stretto è uno dei collegamenti fra l'Oceano Pacifico e il Mare Interno, il quale separa le isole di Honshū e Shikoku, due delle quattro isole maggiori del Giappone. La marea riversa nello stretto grandi quantità d'acqua due volte al giorno, e ne rimuove altrettanta sempre due volte al giorno. Questa crea quindi una differenza di circa 1,5 metri nel livello del mare fra il Mare Interno e l'Oceano Pacifico; a causa della scarsa ampiezza dello stretto, l'acqua scorre lungo il canale ad una velocità di circa 13-15 km/h quattro volte al giorno, due volte uscendo e due volte entrando. Durante una marea primaverile, la velocità della corrente può raggiungere i 20 km/h, creando un vortice di circa 20 metri di diametro. La corrente nello stretto è la più veloce in Giappone e la terza nel mondo dopo il Moskstraumen in Norvegia (massima velocità: 27,8 km/h) e il Old Sow fra New Brunswick e il Maine (massima velocità: 27,7 km/h).

I vortici possono essere osservati da delle barche o dal Ponte Ōnaruto che attraversa lo stretto. Un altro buon punto di osservazione può essere la spiaggia dell'isola di Awaji.

Inoltre il Vortice di Naruto é stato di ispirazione per la creazione del famoso manga e anime Naruto, nonché del suo simbolo che per l'appunto si tratta di una spirale.

venerdì 8 maggio 2009

"Il vento può forse spiegare perché diventa una tempesta?"


"Lili Marleen" è stata la canzone preferita dai soldati di fanteria tutto il mondo durante la II guerra mondiale: praticamente ne fu l'inno non ufficiale. Una canzone tedesca scritta da un giovane soldato amburghese con velleità poetiche e musicata da un musicista compromesso con il nazismo, che però travalicò presto i confini della Germania e fu adottata da tutti i ragazzi che andavano a morire a decine di migliaia, pensando magari alla loro "Lili" lasciata chissà dove. Strane storie hanno a volte, le canzoni. Strane e imprevedibili.Il testo originale proviene, come detto da un poemetto scritto da un soldato tedesco, Hans Leip, intitolato "La canzone di una giovane sentinella", poco prima di recarsi al fronte nei Carpazi nel 1915. Il nome "Lili Marleen" proviene da quello della sua ragazza (figlia di un ortolano) combinato con quello di una giovane infermiera, Marleen, che sembra invece essere stata la ragazza di un commilitone.(*)Il poema di Hans Leip, sebbene di carattere decisamente antibellico, fu pubblicato in una collana di poesie patriottiche nel 1937; ben presto la parte su Lili Marleen (anch'essa, in sé, blandamente antibellica) attirò l'attenzione del musicista Norbert Schultze (nato nel 1911 a Braunschweig e morto il 17 ottobre 2002), che lo musicò immediatamente dopo. Schultze era già ricco e famoso prima del successo enorme della canzone della "ragazza sotto il fanale" che attendeva il fidanzato vicino alla garitta. Le sue opere, marce e melodie di stampo militaresco e propagandistico, hanno titoli inequivocabili che sarebbe forse meglio tralasciare in una raccolta di canzoni contro la guerra, del tipo "Bomben auf England". Nel 1945 gli alleati gli ordinarono di smettere di comporre, ma nel 1948 Schultze era già di nuovo in attività.

Lale AndersenQuesta canzone ha comunque una storia assai accidentata. Il potentissimo ministro della propaganda e dell'informazione del III Reich, il tristemente noto dottor Goebbels, non la amava affatto. Voleva una marcia militare. La cantante Lale Andersen (pseudonimo di Eulalia Lieselotte Bunnenberg, nata nel 1905 a Bremerhaven e morta nel 1972 a Vienna) non intendeva cantarla; ma poco prima dello scoppio della guerra si convinse. La canzone vendette all'inizio pochissimo, solo 700 copie, finché una radio militare tedesca non iniziò a trasmetterla, nel 1941, alle forze impegnate in Africa (l' "Afrika Korps" del maresciallo Rommel).I comandi tedeschi si accorsero ben presto di cosa stava scoppiando loro tra le mani, con quella canzone che ricordava ai soldati un amore lasciato a casa invece dell'ardore guerriero. Una canzone "disfattista", insomma; i soldati la cantavano con le lacrime agli occhi mentre andavano a crepare per la grandezza del Reich. "Lili Marleen" fu quindi ovviamente proibita, il che contribuì non poco ad accrescerne la sua popolarità, che stava già diventando enorme.Dopo l'occupazione tedesca della Jugoslavia, nel 1941, a Belgrado fu impiantata una stazione radiofonica per trasmettere notizie alle forze di aviazione e all'Afrika Korps. La stazione si chiamava "Soldatensender Belgrad" Il tenente Karl-Heinz Reintgen, direttore della SSB, aveva un amico nell'Afrika Korps cui la canzone, nonostante il suo divieto ufficiale, era piaciuta parecchio, e che chiese all'emittente di trasmetterla; e Reintgen, eludendo a suo rischio e pericolo il divieto (il che non era cosa da poco!), accettò e la fece trasmettere per la prima volta il 18 agosto 1941. Qui accadde il secondo miracolo, perché la canzone piacque nientemeno che al maresciallo Erwin Rommel in persona, che chiese a Reintgen di inserirla nel programma musicale fisso della stazione radiofonica, contro il parere di Goebbels e anche di Hitler stesso. La canzone divenne ben presto addirittura la sigla di chiusura delle trasmissioni dell'emittente, che terminavano alle 9 e 55 della sera.Da allora niente poté più arrestare il cammino della canzone. Fu captata ed ascoltata dalle forze Alleate, e Lili Marleen divenne la canzone più nota e preferita dei soldati di entrambi gli schieramenti, che la cantavano in tedesco o nella propria lingua. Una canzone, insomma, che riuscì a unire migliaia di persone che stavano combattendosi accanitamente. Una canzone universale di fratellanza di soldati che condividevano lo stesso terribile destino.La popolarità immensa della versione tedesca provocò un'affrettata traduzione in inglese, probabilmente quando un editore britannico di canzoni, John Jordan Phillips, rimproverò a un gruppo di soldati inglesi di cantarla nella lingua del "nemico". Un soldato, assai arrabbiato, gli replicò a muso duro: "E perché non ci scrive le parole in inglese?" Fu quindi preparata una migliore versione assieme a un paroliere inglese, Tommie Connor, nel 1944, interpretata dalla cantante Anne Sheldon e che polverizzò ogni record di vendite. La canzone, trasmessa giornalmente anche dalla BBC (nella versione di Vera Lynn), fu adottata prima dell'Ottava Armata britannica, e poi anche dalle forze Americane in Europa.Era cantata negli ospedali militari e trasmessa da enormi altoparlanti, assieme a notizie di propaganda; era cantata per le strade. Era cantata al fronte, da entrambe le linee.Fu presto tradotta e interpretata nella lingua originale e in inglese anche dall'esule tedesca Marlene Dietrich, che la portò in tutto il mondo al seguito delle truppe Alleate (in Nordafrica, in Sicilia, in Alaska, in Groenlandia, in Islanda e in Inghilterra). La versione americana di Marlene Dietrich, interpretata anche da un coro anonimo, nel 1944, scalò i record di vendita in pochi mesi, ripetendo l'exploit decine di anni dopo (non a caso nel 1968, quando divenne anche una "protest song"). Nel 1981 riuscì a restare a lungo nella hit parade tedesca, e nel 1986 addirittura in quella giapponese.Ovvero in tutti i paesi più colpiti dalla tragedia della II guerra mondiale.La canzone è stata tradotta in 48 lingue.Tra queste il francese, il russo, l'italiano e l'ebraico. La versione croata sembra essere stata una delle canzoni preferite dal maresciallo Tito."Lili Marleen" è probabilmente la più celebre canzone nella guerra, ed intrinsecamente contro la guerra, di tutti i tempi. Il tema del soldato che pensa al suo amore è universale. Lale Andersen spiegò il suo successo planetario con queste significative parole: "Il vento può forse spiegare perché diventa una tempesta?"

venerdì 1 maggio 2009

domenica 19 aprile 2009

Fotografia, Postfotografia & citazioni


Citazioni sulla fotografia.

  • A cosa serve una grande profondità di campo se non c'è un'adeguata profondità di sentimento? (Eugene Smith)
  • Attrezzatura e tecnica sono solo l'inizio. È il fotografo che conta più di tutto. (John Hedgecoe)
  • Data l'esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno. (Giacomo Balla)
  • Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l'arte della fotografia. (Helmut Newton)
  • La fotografia è probabilmente fra tutte le forme d'arte la più accessibile e la più gratificante. Può registrare volti o avvenimenti oppure narrare una storia. Può sorprendere, divertire ed educare. Può cogliere, e comunicare, emozioni e documentare qualsiasi dettaglio con rapidità e precisione. (John Hedgecoe)
  • La fotografia è verità, e il cinema è verità ventiquattro volte al secondo. (Jean-Luc Godard)
  • La fotografia è un'azione immediata; il disegno una meditazione. (Henri Cartier-Bresson)
  • La fotografia non mostra la realtà, mostra l'idea che se ne ha. (Neil Leifer)
  • Le fotografie possono raggiungere l'eternità attraverso il momento. (Henri Cartier-Bresson)
  • Non bisognerebbe mai giudicare un fotografo dal tipo di pellicola che usa, ma solo da come la usa. (Ernst Haas)
  • Non colui che ignora l'alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia sarà l'analfabeta del futuro. (Walter Benjamin)
  • Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà. (Henri Cartier-Bresson)
  • Non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare. (Nadar)
  • Ogni dio crea a sua immagine e somiglianza, e altrettanto fanno i pittori. Soltanto i fotografi confezionano doppioni della natura. (Guillaume Apollinaire)
  • Per me la fotografia deve suggerire, non insistere o spiegare. (Brassaï)
  • Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi. (Richard Avedon)
  • Sono entrate le macchine, l'arte è uscita... Sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile. (Paul Gauguin)

martedì 14 aprile 2009

Appunti per una mostra fotografica

- JUST KIMMIKA -

Mostra personale di PostFotografia:
dal 18 aprile 2009 al 02 maggio 2009
Libreria Odradek Via dei Banchi vecchi 57
00186 - Roma : 06-6833451 fax 06-6861967
odradek@tiscali.it


"la foto è la realtà, la pittura ci consegna emozioni e sentimenti"


L'alterazione del realtà, la sua distruzione e ricomposizione, lo scatto come semplice intuizione che trova solo nella post-produzione la sua vera forma artistica. Solo a quel punto ultima, solo a quel punto compiuta e solo a quel punto definitiva.
Il gusto pittorico in continuo dialogo con la propria sensibilità, in una dimensione intima sospesa tra uno sguardo ed un auritratto portano Kimmika ad esiti formali unici in cui la fotografia si fà pienamente postfotografia, in cui il momento, il suo hic et nunc , è frantumato nell'estensione di se stesso oltre il click, oltre il banale, oltre il reale : just Kimmika. http://www.flickr.com/photos/kimmika

Espone : Kimberley Ross.
Kimmika è un'artista italo-francese che vive con penja, il suo dogo argentino, e le sue bambole alla periferia sud di roma. il suo amore per la fotografia è nato di pari passo con la sua passione per le bambole orientali, uno dei suoi soggetti prediletti, alle quali cerca di restituire quell'anima che è sicura sia in ognuna di loro. Il passaggio successivo nella sua evoluzione è stato l’autoritratto, la sua nuova ossessione. oltre alla fotografia le sue passioni sono gli abiti e le macchine fotografiche vintage, i film della vecchia hollywood e la musica.
A cura di : Luca Rinaldi Pasquali
info e contatti : libera.res@tiscali.it
349 3506249

Consiglio alla lettura :
L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica.
Walter Benjamin - Einaudi.

sabato 11 aprile 2009

Menù di pasqua


Antipasti :
  • tagliere di salumi : prosciutto, corallina, soppressata veneta
  • tagliere di formaggi: bastardo del veneto, brie, piave, mozzarella con pere e miele di castagno
  • crostini ai patè di carciofi, di olive, piccante alle verdure
  • alici marinate

Primi :
  • tagliatelle funghi e piselli
  • gnocchi pesto e pomodorini freschi

Secondo:
  • abbacchio al forno con patate

Contorni:
  • carciofi romaneschi
  • insalata mista

Vini:
  • chianti dogc
  • sagrantino di Montefalco

Dolci:
boh, non mi interessano

firmato LRP
coordinato con FRRP
si rigraziano per la partecipazione il duo Mariangela & Marisa

venerdì 3 aprile 2009

Un mese di citazioni: buon appetito

1° aprile: Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, ecco tutto. (Oscar Wilde)
2 aprile: Oh, l'amore farebbe uggiolare in rima un cane. (Francis Beaumont e John Fletcher)
3 aprile: Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi β balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire. (Blade Runner)
4 aprile: I tre quarti delle malattie delle persone intelligenti provengono dalla loro intelligenza. (Marcel Proust)
5 aprile: È già amaro commettere delle sciocchezze, ma le sciocchezze inutili sono quanto di più amaro ci sia. (Heinrich Böll)
6 aprile: Strano che l'uomo debba in quasi ogni cosa parere o migliore o peggiore di quel ch'egli è. (Nicolò Tommaseo)
7 aprile: La vera patria è quella in cui incontriamo più persone che ci somigliano. (Stendhal)
8 aprile: Il tempo è la cosa più importante: esso è un semplice pseudonimo della vita stessa. (Antonio Gramsci)
9 aprile: La sorte di tutti i machiavellici: fanno i loro disegni così sottili che si rompono per la loro stessa finezza. (John Dryden)
10 aprile: La perfezione ha un grave difetto: ha la tendenza ad essere noiosa. (William Somerset Maugham)
11 aprile: Il senso di un avvenimento del passato è sempre revocabile. (Simone de Beauvoir)
12 aprile: Tutto è permesso in amore e in guerra. (Francis Edward Smedley)
13 aprile: La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare. (Hermann Hesse)
14 aprile: L'esperienza ci informa che la prima difesa degli spiriti deboli è recriminare. (Samuel Taylor Coleridge)
15 aprile: L'Amore è Gioia, concomitante con l'idea di una causa esterna. (Spinoza)
16 aprile: Non c'è nulla di quanto Dio ha fondato su una causa naturale costante, e che perciò avviene ogni giorno, che non ci sembrerebbe un miracolo degno di ammirazione se avvenisse una sola volta. (John Donne)
17 aprile: La maggior parte degli uomini sono come una foglia secca, che si libra nell'aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come le stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c'è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino. (Hermann Hesse)
18 aprile: Non c'è altra morte tranne che l'assenza d'amore.(René Barjavel)
19 aprile: Stimare tutti è lo stesso che non stimare nessuno. (Molière)
20 aprile: Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana. (John Fitzgerald Kennedy)
21 aprile: L'umanità non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull'autostrada bagnata. E allora occorre trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli. (Umberto Eco)
22 aprile: Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. (Immanuel Kant)
23 aprile: Cogli l'attimo fuggente confidando il meno possibile nel futuro. (Quinto Orazio Flacco)
24 aprile: Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono. (Primo Levi)
25 aprile: La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. (Piero Calamandrei)
26 aprile: Noi nucleari proponiamo un patto col diavolo: possiamo fornire energia a condizione che le società future assicurino una stabilità politica e istituzioni quali mai si sono avute finora. (Alvin Weinberg)
27 aprile: La malvagità più sottile abitualmente si accoppia con una prudenza fuor del comune, perché deve sempre celar tutto. (Herman Melville)
28 aprile: Pare che l'arte fiorisca meglio là dove l'uomo deve correggere la natura, dove non è scoraggiato dalla sua abbondanza. (Bernhard Berenson)
29 aprile: La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori. (Alda Merini)
30 aprile: Siamo tutti rassegnati alla morte; è alla vita che non arriviamo a rassegnarci. (Graham Greene)

giovedì 26 febbraio 2009

PARISienne days

I remember Paris in '49.The Champs Elysee, San Michelle,and old Beaujolais wine.And I recall that you were minein those Parisienne days.Looking back at the photographs.Those summer days spent outside corner cafes.Oh, I could write you paragraphs,about my old Parisienne days

martedì 17 febbraio 2009

Ancora sì, ma non completamente

The bats are in the belfry
the dew is on the moor
where are the arms that held me
and pledged her love before
and pledged her love before

CHORUS

It's such a sad old feeling
the fields are soft and green
it's memories that I'm stealing
but you're innocent when you dream
when you dream
YOU ARE INNOCENT WHEN YOU DREAM

Running through the graveyard
we laughed my friends and I
we swore we'd be together
until the day we died
until the day we died

CHORUS

I made a golden promise
that we would never part
I gave my love a locket
and then I broke her heart
and then I broke her heart

mercoledì 11 febbraio 2009

Epistules Morales ad Lucilium

Comportati così,
Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell'agire diversamente dal dovuto.
Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l'altro la vita se ne va.
Omnia, Lucili, aliena sunt, tempus tantum nostrum est.
Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro.
La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia può privarcene. Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando è proprio l'unica cosa che neppure una persona riconoscente può restituire