domenica 8 novembre 2009

Né per il mare, né per il bosco.

In Giappone tra domani e l'altro domani.

Né per il mare, né per il bosco.

Episodio* 6 di 6.

Ruggero sceso per ultimo dal treno era qualche metro indietro ed ancora pensava a come raggiungere la località di montagna dove avrebbero passato i prossimi due, tre giorni. Quell'idea non lo sconfinferava un granchè. Alla sua età alla vita chiedeva tonnellate e tonnellate e tonnellate di azione; alla meditazione tanto cara alla nonna lui non era proprio interessato. Guardò ancora la mappa. Giunse alla conclusione che non ci stava capendo pressochè nulla; frugò nella tasca destra dei suoi pantaloni, tirò fuori ed accese il suo I-Touch. Il lettore optò per l'ultima traccia di un album del '95, Murders Ballads e lui prese a canticchiarla.
” And all that you held sacred
Falls down and does not mend
Just remember That death is not the end...”

La versione del vecchio Nick Cave era sicuramente più convincente dell'originale di Dylan; Ruggero decise che come colonna sonora per i prossimi minuti poteva anche andar bene.
A qualche passo di distanza lo scintillio dell'acciaio di Sicilia brillava intenso in una giornata giapponese di sole.
Una vecchia tradizione accomuna Tokio e Catania, l'Etna ed il Fuji, i giardini zen ed i giardini di Naxos : la Katana che vede la luce diretta del sole deve bere il sangue dell'avversario. Tuttopube fece roteare la spada due volte sopra la sua testa, accennò due passi di charleston, terminando la figura in una posizione di attesa di assoluta perfezione e straordinario equilibrio.
Milvia guardandolo ammirata sospirò' "Secondo me tu hai le braccia da ragazzo degli anni '70". La nonna era evidentemente andata . Finita. Kaputt.
Ruggero continuava a cantare:
“When you're standing on the crossroads
That you cannot comprehend
Just remember that death is not the end”.

Altoneen si accovaccò e mettendosi a frugare nel suo zaino tirò fuori due antichi bastoni. Un ghigno atroce si dipinse sul suo volto. Il discendente del gigante miope morto di trauma cranico era lui, l'ingegnere Alasondro Altoneen.
Millenni di storia, di allenamento, di sudore si preparavano alla battaglia definitiva in un parcheggio giapponese, tra una Daihatsu Tanto, due crossover Toyota, una Honda Civic 3 porte, un albero rinsecchito ed un treno giallo fermo; nè il mare per platea, né un bosco centenario a circoscrivere il ring; solo uno squallidissimo e qualunque parcheggio .
Altrettanto fermo in una posizione di stabile allerta, un braccio davanti allo sterno e il secondo, il destro, lungo la gamba sinistra. Alasondro teneva ben stretti i due bastoni.
“Anni ed anni di Wing Chung” disse a voce bassa” Tutti i giorni mi sono allenato contro quello stupido pupazzo di legno” ansimava e schiumava rabbia fissando la lama sguainata “nel silenzio e nell'ombra ho perfezionato il mio Kali. Ho combattuto e vinto i 4 maestri; ho preso a calci in culo il signore del Sikaran. E a schiaffi quello del Panantukan. Ho umiliato il maestro del Hubud Lubud e sconfitto in soli 30 secondi il grande lottatore Dumog .”fece una pausa “Io sono immortale”concluse pronunciando le ultime parole con estrema lentezza; buttò poi gli occhi direttamente dentro quelli dell'avversario.
“Tuttopube”gridò“Sei tuttomorto” .
“Oh guarda i Buddhini”esclamò la nonna affrettando i passi verso un altare poco lontano. A lei quanto stava accadendo poteva anche interessare alla fine ma, alla sua demenza senile evidentemente no; preferiva altro. Prese Ruggero per la mano portandolo via.”Lo shintosimo ? Me piace sempre di più lo shintoismo. E' tozzo!" disse il ragazzo. Poi continuò a cantare :
“ When the storm clouds gather round you
And heavy rains descend
Just remember that death is not the end
And there's no-one there to comfort you
With a helping hand to lend
Just remember that death is not the end ...”

Il cielo si era improvvisamente coperto di nubi dense e minacciose. L'ingegner Altoneen fece la prima mossa lanciandosi velocissimo contro Tuttopube. I suoi Sinawali si muovevano velocissimi attorno al corpo che si contorceva senza offrire alla vista alcun riferimento stabile. Il segreto della sua arte era il movimento rotatorio sull'asse centrale. Tanto veloce quanto letale. Muovendosi faceva sibilare i bastoni nell'aria quasi a ferirla, a violentarne la stabilità. Sembrava un tifone del Pacifico. Irreversibile. Infinito.
Tuttopube mosse la Katana. Un movimento secco e frontale da destra in alto verso sinistra in basso.
“Dio. Porce ”.


* Le frasi evidenziate in corsivo sono state realmente pronunciate in terra giapponese da persone reali. I 6 episodi che compongo questo piccolo racconto vogliono cercare di inserijavascript:void(0)re queste battute altrimenti sparse e senza nessi in un contesto coerente. I personaggi che compaiono, fortemente caricaturati, non possono e non vogliono quindi avere alcuna attinenza con la realtà.

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