martedì 26 gennaio 2010

Prologo

Dal diario di SEBASTIANO R.
Giugno 1975

Ho voluto vincere. Ho voluto vincere a qualunque costo; che pagassi io o meno. Avrei accettato anche di essere io il prescelto ma, del resto, non è mai accaduto che il vincitore della Corsa fosse anche il prescelto. Sono due persone diverse. Lo sono sempre state. Devono esserlo. Chi vince vive. E con lui vive la città. E Chi muore … beh muore perchè la città rinasca. Rinasca forte in tutte le sue tradizioni, nella sua dimensione presente e con tutta la gloria del suo passato. La gloria della battaglia di Vallinfreda vinta contro i Farnese, la gloria della battaglia vinta a Montopoli contro gli Orsini. La gloria di una libertà fiera. La gloria di decenni e decenni di libertà. Io non so chi dovrà morire, né mi sento responsabile della sua morte. Mi è stato chiesto semplicemente di correre. E la sorte mi ha dato Capablanca, il miglior cavallo possibile. Non l'ho scelto io. Alla fine a pensarci bene non ho neanche vinto io. Ha fatto tutto il cavallo. Nessuna esitazione a nessuna curva. Si è buttato dentro sempre come se la vittoria fosse necessaria ed i rischi, tutti i rischi, inesistenti, inutili come una vita mediocre. A ponte di Sopra ero già davanti. Alla compressione di via dei banchi nessun' altro rione era neanche lontanamente competitivo. Era tutto scontato. Senza alternative. Necessario come la vita. Necessario come Dio. All'ingresso della bocca di San marco quando il buio mi ha inghiottito tremavo come un bambino. Avevo vinto, lo sapevo già che avevo vinto, ed avevo una paura infinita. Un paura innominabile. Sulla piazza tutti si aspettavano la mia vittoria ma nessuno in fondo al proprio cuore sperava che fosse reale. Che accadesse davvero. Un miracolo, un incidente, la pioggia, un azzoppamento, avrebbero preferito una qualunque assurdità. Ma in realtà tutti sapevano che avrei vinto. Il silenzio che ha accompagnato il mio ingresso nella piazza non potrà mai dimenticarlo. La mia gente mi ha tradito. Ha tradito il mio futuro. Ho solo 17 anni. Solo 17 anni. Ieri festeggiavano la vittoria e già oggi i primi hanno iniziato a dirmi che ho armato la mano dell'assassino. Che per la gloria di me stesso e della mia gente, per il venerabile rione di Ponte, avevo sacrificato una persona innocente. Ma loro! Mi hanno voluto loro per la corsa. Loro hanno voluto che vincessi. Loro pensavano che fossi il miglior cavaliere possibile. Il sorteggio mi ha messo su quel cavallo. Io non c'entro. Io ho solo assecondato quel demonio. Il frustino l'ho usato solo alla partenza. Tre scudisciate e basta. Il resto del tempo l'ho passato a reggermi. Io non c'entro. Io. Io. Io. Non ho voluto tutto questo.